Roma, le uova e la grande bellezza.
Quando penso a Roma mi viene in mente la storiella che chiude Io e Annie. Quella dove uno va dallo psichiatra e dice: "Dottore mio fratello è pazzo, crede di essere una gallina", e il dottore gli dice: "perché non lo interna?", e quello risponde: "e poi a me le uova chi me le fa?". Woody Allen la riferisce ai rapporti uomo-donna "assolutamente irrazionali, pazzi, e assurdi" li definisce Alvy, e come dargli torto? - ma li associo (anche) al il mio rapporto con Roma. (la storia delle uova la trovate qui: https://www.youtube.com/watch?v=10xJ5J7m00Q )
Perchè Roma è una città incasinata, caotica, dove lavorare è una gran fatica, spostarsi pure. A Roma sembra sempre che se qualcosa può non funzionare, probabilmente non funzionerà.
Ma Roma è anche una città talmente ricca di luoghi fantastici, da non aver, secondo me, eguale al mondo. E', davvero, la grande bellezza. E di bellezza (come di "uova") ne abbiamo un gran bisogno.
A Roma ho abitato part-time per una decina di anni. Ho avuto quindi possibilità di conoscere ogni angolo della città, girandola soprattutto a piedi e in motorino.
Perchè è vero, a Roma i mezzi pubblici sono un mezzo disastro, e questo è un bel problema per chi ci vive, che per gestire i suoi spostamenti quotidiani deve dotarsi di un motorino (pare che in città esistano più motorini che famiglie residenti, come a Saigon, oggi Ho Chi Minh City).
Chi, come me, pur avendoci passato molto tempo, restava pur sempre un turista (situazione comoda quella del turista: in una città cerca il bello, anche per non farsi carico dei problemi di quella città) può permettersi il lusso di girare Roma a piedi. Che è un lusso perchè girare a piedi il centro di Roma (che è comunque grandissimo) riserva, ogni pochi metri una sorpresa: una chiesa medioevale, un palazzo rinascimentale, un sito archeologico. Che non visitereste spostandovi con mezzi più veloci.
Penso a quel posto incredibile che è la basilica di San Clemente, dove un tempio di Mitra si è sovrapposto a un edificio romano, e sopra è stata eretta una basilica paleocristiana, e sopra ancora una chiesa romanica, poi barocca. E dentro ci trovi tante cose, da un ciclo di affreschi quattrocenteschi di Masolino da Panicale (che conoscevo per il suo ciclo dipinto nel Battistero di Castiglione Olona) fino a una divertente iscrizione dell'anno Mille, dialogo tra San Clemente e Sisinnio, in cui San Clemente si esprime in buon latino, mentre il suo persecutore in antico volgare italiano, parolacce comprese.
O al chilometro scarso che separa Porta San Sebastiano a Testaccio, dove costeggiando le mura Aureliane si incontrano luoghi sorprendenti. Come il Parco degli Scipioni, un bosco nel centro della città, con un sepolcreto romano che ho provato più volte a visitare, senza successo. Un giorno ce la farò, ne sono (quasi) certo.
O la Casa del Jazz, una bella villa razionalista '30 fatta costruire negli anni '30 all'apice della sua potenza da Arturo Osio, il banchiere fondatore della Banca Nazionale del Lavoro, e poi acquistata nel massimo della sua ricchezza da Enrico Nicoletti, il cassiere della banda della Magliana narrata in Romanzo Criminale.
Accanto a Porta San Paolo, la Piramide Cestia. Lì dietro, appena fuori le mura (non si seppellivano in terra consacrata) il Cimitero Acattolico, o degli Inglesi, il mio posto preferito in assoluto a Roma (e forse il mio posto preferito e basta).Al Cimitero Acattolico bisogna andarci e basta. Non ha senso descriverlo, o almeno io non ne sono capace.
Vorrei però riportare i versi incisi sulla lapide di due grandi poeti anglosassoni che vi sono sepolti. Entrambi parlano, curiosamente, di acqua:
" Spirito
è vita
scorre attraverso
la mia morte
incessantemente
come un fiume
senza paura
di diventare
mare. "
Gregory Corso
"Qui giace Uno il cui nome fu scritto nell'acqua"
John Keats
(Se volete leggere una bella guida al Cimitero Acattolico la trovate qio: https://ytali.com/2016/01/12/il-cimitero-acattolico-di-roma-dove-keats-e...)
A Porta San Paolo siete a due passi dall'Aventino, dove c'è il giardino degli Aranci, da dove avete una vista strepitosa sul centro di Roma. Un consiglio: andateci all'alba. Appena prima del sorgere del solo i primi raggi creano questo incredibile effetto cromatico sui pini del giardino.
Accanto al giardino degli Aranci c'è Santa Sabina, una delle mie chiese preferite di Roma. L'interno è un esempio di arte paleocristiana.
Se vi piace spiare luoghi segreti sull'Aventino oltre al famosissimo buco della serratura nel palazzo dei Cavalieri di Malta da cui si vede la cupola di San Pietro sull' sfondo davanti all'ingresso di Santa Sabina vi propongo di dare un'occhiata da questo meno noto buco nel muro, da cui potete vedere un chiostro altimenti invisibile.
A proposite di vedute su Roma, dal Campidoglio ne avete alcune splendide. Dal lato del Foro Romano andandoci di primo mattino potrete anche voi fare amicizia con un gabbiano narcisista che vi si piazzerà di fronte all'obiettivo.
Sempre dal Campidoglio dal lato opposto, verso il Tevere, ho fatto questa foto che mi piace perchè si vedono una accanto all'altro un tempio dell'antica Roma (accento al Teatro di Marcello, dedicato ad Apollo Sosiano) , la sinagoga e una chiesa cristiana (dedicata credo a San Nicola, ma potrei sbagliarmi). Curioso no?
Poi Roma si può girare in motorino. Che è una esperienza altrettanto straordinaria, perchè non solo permette di visitare monumenti tanto belli quanto appartati (Roma è davvero grande) ma offre la possibilità di visitare quartieri che a prima vista sembrano anonimi, ma che hanno ciascuno una loro dignità e fascino.
Su Roma in motorino (lui usava una Vespa PX) l'ultima parola l'ha detta Nanni Moretti in "Caro diario" (ho rubato questo disegno a Viola Niccolai, ottima illustratrice e nostra grande amica. Fa parte di una "tinals" che Viola ha dedicato a Caro diario. La potete, anzi dovete comprare su https://thisisnotalovesong.it/prodotto/vhs-033-this-is-not-caro-diario-nanni-moretti-viola-niccolai/)
Ad esempio, la Garbatella, che Nanni Moretti definisce il suo quartiere preferito di Roma. E' una storia emblematica quella della Garbatella. Un quartiere di case popolari, costruito negli anni '20 frutto del piano regolatore del 1909, voluto da Ernesto Nathan, il miglior sindaco che Roma abbia mai avuto, che fece un enorme sforzo per introdurre nel governo di Roma una nozione storicamente assente in città, cioè quella del bene pubblico e del suo buon governo. Se la parte sud del centro di Roma - quella compresa tra il Palatino e le mura aureliane, e contiene i luoghi a cui ho accennato, è rimasta in buona parte verde, ed è un esempio di "grande bellezza" della città, lo si deve a quel breve felice periodo di buon governo della città.
Copio da Wiki una storia divertente ed emblematica di come Nathan affrontò i problemi della città.
Neoeletto sindaco, a Nathan venne sottoposto il bilancio per la firma. Nathan lo esaminò attentamente e, quando lesse la voce "frattaglie per gatti", chiese spiegazioni al funzionario che gli aveva portato il documento. Questi rispose che si trattava di fondi per il mantenimento di una Colonia felina che serviva per difendere dai topi i documenti custoditi negli negli archivi capitolini. Nathan prese la penna e cancellò la voce dal bilancio, spiegando al suo esterrefatto interlocutore che d'ora in avanti i gatti del Campidoglio avrebbero dovuto sfamarsi con i roditori catturati e, qualora non trovassero più topi, sarebbe anche venuto a cessare lo scopo della loro presenza negli uffici. Da questo episodio deriverebbe il detto "Non c'è trippa per gatti".
Immagino che Ernesto Nathan, che era mezzo inglese, non abbia preso questo provvedimento per antipatia verso i felini, ma per far capire che nell'amministrazione ciascuno doveva fare il suo dovere.
A tutti gli amici dei gatti consiglio di visitare la colonnia felina della Piramide Cestia proprio accanto al Cimitero Acattolico. Visitatela, e anche se non siete gattofili, lo diventerete - la Grande Bellezza ha davvero dei superpoteri.
E il cibo? Perchè non ci vive solo di Bellezza. A Roma si mangia decentemente dappertutto. E' un po' il contrario di Venezia, altro tesoro di bellezza per gli occhi, ma non di bontà per la gola, causa effetto disastroso del menù turistico e quasi estinzione dei veneziani residenti. A Roma invece ci sono sì tanti turisti ma anche tanti romani a cui ce piace de magnà (bene) senza spendere 'na cifra (sono il solo responsabile di questo romanesco apocrifo).
A me piace andare da Augustarello in via Giovanni Branca, al Testaccio, perchè ci trovo anche piatti che non trovo in altre trattorie, come la pajata (che mi piace da morire lo ammetto), coratella coi carciofi e in stagione la geniale vignarola, il più buon piatto vegano che conosca.
Oppure da Sergio alle Grotte, in vicolo delle Grotte (dove è nato Aldo Fabrizi) dove il menù è superbasico (carbonara-amatriciana-gricia), la qualità non da urlo ma le porzioni degne di Aldo Fabrizi e la location, come si direbbe qui a Milano, lo è: a pochi passi da Campo de Fiori e da piazza Farnese, davanti a Palazzo Spada dove c'è la falsa prospettiva del Borromini, grande icona della grande bellezza di questa città. In assoluto uno degli angoli che preferisco di questa città (e ho avuto la fortuna di abitarci, in quell'angolo in Roma).
Vicino a Sergio c'è il notissimo Filettaro in via dei Giubbonari. Non i migliori filetti di baccalà della città, piuttosto caro trovo, ma ancora in un posto davvero carino, una piazzetta su Giubbonari con una chiesetta seicentesca che le fa da quinta.
E poi per chiudere con l'inizio della giornata permettetemi di ringraziare il cappuccino con cornetto con tanta crema dentro. Per anni mi ha permesso di affrontare meglio la mia giornata romana.